La casa Infestata – sezione 2 – 3 – 4

Copyright ©2016

È severamente vietata la copiatura intera o parziale di questa storia. È un reato. Punibile penalmente.

2

Residenza di miss Elsa e suo marito Chandler, 13 Ottobre
Michelle si era recata davanti casa del capo della polizia di Ambassador alla fine dell’ orario scolastico, dopo aver sentito al notiziario di un aereo di ritorno dalle Maldive e diretto a Kansas City era caduto, schiantandosi in una radura della Costa Est degli Stati Uniti, e dopo aver constatato che Tanner non si era presentato a lezione, e non era nemmeno dentro casa.
Jack si diresse verso la porta dopo aver sentito suonare:
< Miss Kearney. A cosa devo questa visita? >
< Mi scusi se la disturbo, mister Southampton, ma sto cominciando a preoccuparmi per una certa situazione…Potrei fare una domanda a sua moglie, per favore? >
< Sì, sì, sicuro…Elsa! Potresti venire alla porta, per piacere? >
< Eccomi…Oh, buongiorno, Michelle…si sente bene? E’ successo qualcosa? >
< Ecco…Volevo sapere…se il fratellino di Tanner Heyotte si è presentato a lezione stamattina…dovrebbe essere un suo alunno…mi pare che abbia undici anni…>
< Lucas. Lucas Heyotte. E, no, oggi era assente > miss Elsa strinse una mano intorno all’ altra < Riguardo a Tanner non saprei dirle…>
< Nemmeno lui era presente a lezione…> ci fu un momento di silenzio, poi Michelle sputò fuori il succo di ciò che la metteva in agitazione < Avete sentito dello schianto di quell’ aereo…Sulla Costa Est? >
< Certamente > rispose Chandler

< Mi pare di aver capito che era di ritorno dalle Maldive >
< Tanner mi aveva parlato di un viaggio che i suoi genitori avevano organizzato in questi giorni…alle Maldive…E…Temo che si tratti di quell’ aereo >.
< Santi numi! E dove possono essere quei ragazzini? > gemette miss Elsa.
< Non lo so! Secondo lei, mister Southampton, è possibile che Tanner abbia visto la notizia dell’ aereo al notiziario e abbia voluto scappare a nascondersi col fratello da qualche parte? >
< Cosa sa della macchina degli Heyotte? > chiese Chandler.
< Non ho visto nessuna macchina sul vialetto, né nei dintorni della loro casa >
< Oh, poveri cari! Devono essere così scossi! > Miss Elsa con quelle mani sulle guance sembrava la zia di Kevin in quel film del 1990.
< Ma c’è qualche prova che i loro genitori siano stati coinvolti nell’ incidente? > chiese Chandler, molto più razionale e controllato della sua consorte.
< Bè, per ora non ancora, ma sa…un diciassettenne, per quanto Tanner sia molto maturo per la sua età, può aver pensato…>
< Vuoi che raduni qualche mio collega e andiamo a cercarli? > chiese Chandler.
< Sì! Ti prego, caro, organizziamoci e cerchiamoli! > esclamò miss Elsa < Tu vuoi venire con noi? > chiese Chandler aggrottando la fronte, confuso.
< Non ti preoccupare! A momenti arriveranno le signore del mio club del libro. Le convincerò a collaborare e vedrai che li troveremo in un battibaleno!> miss Elsa si diresse con decisione verso la camera da letto per cambiarsi d’ abito.
< Ma non è necessario, cara! > esclamò Chandler, guardandola mentre camminava per il corridoio
< E’ meglio se ci pensiamo noi…>
< Non lascerò un mio alunno a vagare in aperta campagna, con quel losco figuro che girovaga per le case! > esclamò miss Elsa di rimando, alzando un indice in alto, senza voltarsi.
Quella affermazione aveva messo ancora più apprensione alla povera Michelle > Che cosa significa? Di quale “ losco figuro “ parla? >
Chandler mosse la mano come per scacciare una mosca, facendo una smorfia di imbarazzo < Voci di quartiere. Mia moglie tende ad agitarsi per poca cosa. Comunque abbiamo intenzione di scavare più a fondo. Vediamo di non diffondere ancora di più questo pettegolezzo, miss Kearney, okay? Perché di questo si tratta, per ora >.
< Oh, okay, allora…> annuì Michelle.

3

Bound Street, zona fantasma della cittadina di Ambassador, 13 Ottobre
Quella sera Austin Goldsworth avrebbe dovuto superare un “ rito d’ iniziazione “ per diventare un membro effettivo della famigerata “ gang di campagna “ di Claus e i suoi amici, tutti membri della squadra di basketball del paese, la “ Falcon Claw “ , avendo appena compiuto tredici anni, e si erano tutti trovati a casa dei due fratelli Goldsworth per pensare a quale “ impresa “ appioppare al ragazzino per poter dire di
“ esserci dentro “, come se il biglietto di ingresso nel piccolo mondo di quella gang di campagnoli richiedesse il compimento delle fatiche di Ercole.
In teoria, la loro madre doveva partecipare a un incontro di quell’ insulso club del libro, mentre il loro padre si sarebbe seduto come ipnotizzato davanti alla tv a seguire la partita di basket, quindi teoricamente non avrebbero avuto alcuna invasione di territorio quella sera.
Ma miss Goldsworth era tornata a casa poco dopo esservi uscita, annunciando che voleva che tutta la famiglia partecipasse alle ricerche dei fratelli Heyotte, svaniti nel nulla.
Ecco fatto.
La gang di campagna aveva deciso di passare da casa a prendere le torce, e i ragazzi più grandi avevano deciso che sarebbe stato Austin a guidarli nelle ricerche, e avrebbe potuto aderire alle acculturatissime riunioni della squadra che si svolgevano sempre a casa di qualcuno di loro una volta a settimana, come membro onorario, essendo lui il fratello del promettente atleta Lionel.
Con Austin c’ era quindi anche Lionel, il ragazzo più chiacchierato della contea, per le sue prestazioni atletiche da parte dei suoi compari maschi, e per … ahem … un altro tipo di … prestazioni, da parte delle ragazze. Era un tipico bravo ragazzo capitato in una compagnia di persone dall’ etica discutibile.
Si assomigliavano abbastanza, entrambi avevano folti capelli biondi, ben curati, come una criniera intorno alla loro piccola testa, e Austin aveva ciocche di capelli che scendevano a sfiorare le spalle come le orecchie pelose di un cane a pelo lungo, ed entrambi avevano la carnagione che tendeva all’ olivastro. Lionel aveva quasi diciotto anni.
Ad accompagnarli, i due loschi e seriosi scagnozzi di Claus, il gigante Piers, un atleta dalle grosse braccia, gli occhi di ghiaccio, e il cappuccio in testa a nascondere capelli tagliati corti come un militare, e Dennis, un ragazzo che sembrava una star del cinema, biondo e con un fisico sempre allenato ma non eccessivamente pompato.
Claus Hurricane era uno dei due spilungoni del gruppo, e un altro ragazzo il cui nome sicuramente saltellava da una bocca all’ altra della gioventù di contea, probabilmente per il suo portamento fiero e spavaldo, o forse per la sua schiettezza da tipico ” duro “. Aveva i capelli scuri e a caschetto. Indossava un giubbotto di pelle nero.
Con loro c’ era un ” nuovo arrivato in squadra “, della quale era il più basso ma era anche il più ricco e il figlio del preside, quindi con la sua capacità di manipolazione era riuscito a guadagnarsi un posto nella gang sebbene solo Claus sembrava trovarlo degno, ed essendo lui il leader , ciò era sufficiente.
Mortimer Olwolf era machiavellico, un ragazzo furbo dal sorriso malignetto, e la tendenza a scalare la piramide sociale con delle strategie . Quando non era in pubblico era invece schivo, cupo e dedito ai videogames più violenti.
Ebbene, per qualche motivo, Austin ce la stava mettendo tutta per farsi accettare nel giro, più per il desiderio di farsi notare da quei ragazzoni piuttosto che per sincero interesse a formare una qualche amicizia ( o per meglio dire sudditanza ) con loro.
Per questo li stava portando dove nessuno aveva ancora pensato di andare, lungo la scorciatoia martoriata di “ crateri per buche “ che portava alla “ zona fantasma “ di Ambassador, composta per lo più da abitazioni in costruzione mai terminate e alloggi abbandonati al loro destino, la conseguenza della crisi economica scoppiata alla fine del duemilaotto.
< Potresti aver visto giusto, Austin. Qui nessuno ci viene mai, e gli Heyotte potrebbero essersi nascosti qui intorno senza che nessuno ci abbia fatto caso > disse Lionel, mentre si guardavano tutti intorno, puntando le torce in sei punti diversi. In fondo, lui gli voleva bene e ci teneva che venisse accettato nel gruppo, ma Austin sapeva che non era lui a decidere per tutti. Quello era più un diritto che si sarebbe accaparrato Claus, e se lui gli avesse sbarrato il cancello ( sì, quello degli dei dell’ Olimpo ) nessuno, nemmeno Lionel, si sarebbe permesso di resistere alla sua decisione.
Non si muoveva una foglia, in quel quartiere spettrale, ma Austin, sebbene intimorito, deglutì e si fece coraggio, mentre gli altri avanzavano come fosse la parata di fine anno, calpestando il cemento come se avessero dichiarato guerra a qualche sventurato scarafaggio.
Ora erano arrivati al fondo della via, e si intravedeva solo un vecchio rudere abbandonato che faceva sudare freddo il povero Austin al solo guardarlo, ma lui doveva dimostrare qualcosa. E magari i fratelli Heyotte erano nascosti proprio lì dentro. Nella famigerata “ casa degli orrori “ di Ambassador.
< Il mio fiuto mi dice che si trovano là dentro, ragazzi > annunciò solennemente il giovane Austin, puntando la torcia dritto dritto sulla porta di ingresso, probabilmente l’ azione più spavalda che gli era mai capitata di mettere in atto finora.
< Avete sentito il nostro fido segugio? > ridacchiò Mortimer < Facci strada, wof, wof! > esclamò prorompendo in una risata per la quale contorse tanto la faccia che pareva sul punto di starnutire.
Lionel gli era affianco e lo spinse indietro con il dorso della mano, infastidito da quella mancanza di rispetto.
< Te la senti, Austin? Dimmelo sinceramente … Vuoi che diamo un’ occhiata noi là dentro?
< Non mi sembra che sia un neonato. Lascia che assaggi un po’ di adrenalina, per una volta nella vita. Austin, entra per primo. I primi cinque minuti sono tutti tuoi > disse Claus, al che come in automatico Piers e Dennis si misero a ridacchiare < Che la forza sia con te, Austie > esclamò Dennis mentre Piers si espresse in un < Sei tutti noi, Austin >.
Perché Lionel lasciava che Claus prendesse tutte le decisioni, anche per quanto riguardava il suo fratellino? Ah, già, è stato Claus a fargli conoscere tutte quelle ragazze che gli avevano creato una reputazione, si ripetè nella mente il giovanotto. E poi la sua famiglia non era in alto come le loro nella scala sociale. Erano semplici fattori e contadini mungi – vacche.
E anche per quel motivo, Lionel decise di dare una spintarella in avanti ad Austin, con un accenno appena percettibile di affetto, e per poco lui non si lasciò scivolare dalla mano la torcia, cosa che fece fare ancora una risatina a quei quattro balordi.
< Guardate che non ho paura. Vi faccio segno dalla finestra se vedo gli Heyotte > disse tranquillamente Austin, che fra sé e sé si stava dicendo che doveva fare attenzione, altrimenti quei quattro avrebbero raccontato a sua madre di come si impegnava per mandare giù la paura e fare finta di niente, e senza nemmeno rendersi conto del come e del perché si sarebbe ritrovato nel club di teatro della scuola.
Puntò di nuovo l’ imbuto di luce verso la porta d’ ingresso della “ casa degli orrori “, sentendosi premere addosso metaforicamente lo sguardo apprensivo di suo fratello, e quelli freddi degli altri quattro compagni di avventura.
Si fermò a tastare la porta, cercando la serratura, con in mano il “ passepartout” che gli era stato affidato prima di uscire di casa, dal gruppo. Ma non era necessario … La porta era aperta.
Austin si voltò indietro a guardare i ragazzoni, alzando il pollice in su per indicare che era tutto okay, per il momento.
< Mi fa schiattare dalle risate ! > esclamò a bassa voce Mortimer, abbassando lo sguardo per nascondersi il sorrisetto dietro alle dita.
Austin entrò, e subito puntò la luce a raffica, a destra, sinistra, dritto davanti a sé, persino dietro di sé, sollevando lo sguardo per controllare gli angoli alle pareti. Ragni. Doveva cercare i ragni. Non era masochista, ma gli premeva sapere che erano lì, se effettivamente c’ erano, per non cacciare un urlo qualora gli fossero saliti su per un piede. Al solo pensarci, ebbe un brivido di intenso disgusto, e gli si allargarono gli occhi.
Eccone uno! Per la miseria, probabilmente il più grosso che gli era mai capitato di vedere! Austin accennò a uno squittio di sacrosanta paura, ma si premette da solo una mano sulla bocca per fermarsi. Via, via assolutamente la luce da quella creatura infernale.
E poi qualcosa guizzò davanti a lui. Un animaletto! Austin puntò la torcia a zigzag, spinto da un’ irrefrenabile curiosità auto flagellatrice, ma adesso sentiva delle zampette grattare.
Non ci sono tarantole, non ci sono tarantole, continuava a rassicurarsi, o a tentare di farlo, nella sua mente.
Ma certo. Era solo un topolino. A lui in fondo stavano simpatici quei nasini rosa. Tipetti innocui, i topolini di campagna. Austin stava già pregustando l’ ammirazione dei suoi compari, per aver esplorato la casa abbandonata nel più perfetto silenzio e perseveranza.
Ma, ahilui, il destino era già pronto a rovinargli i festeggiamenti.
Ad un tratto, in fondo al salone, nella metà della stanza senza finestre, cominciò a formarsi una sfera di luce vorticante.
< Che diavolo …> sussurrò Austin, mettendo da parte la torcia. Non serviva.
La bolla si stava ingrandendo come un grosso palloncino tutto fatto di neon, poi come una specie di stella con dei puntini di luce tutto intorno.
La sfera di luce implose e delle lingue di neon blu si sparsero per la stanza, spiaccicandosi sulle pareti.
Austin era rimasto a bocca aperta per tutto lo spettacolo, e abbassò le spalle per emettere il fiato che aveva tenuto in sospeso in bocca per qualche secondo.
Sbattè le palpebre, e una volta riaperti gli occhi davanti a lui, in fondo alla stanza c’ era un letto. Dove prima non ne aveva notato uno. Sembrava essere stato eruttato dal pavimento.
Sulle coperte c’ era uno zainetto, e sotto alle coperte, con la testa sul cuscino, c’ era un ragazzino che poteva avere la sua stessa età, che dormiva.
< AAAAAAAAAAAAH! > Austin cacciò l’ urlo più stridulo della sua vita. Fine della carriera di mister coraggio Goldsworth.
Il ragazzino si svegliò di soprassalto, facendo un salto sui piedi di mezzo metro

< WOAH! > .
Gli altri cinque sentirono il grande e stridulo urlo da fuori, che interruppe la loro conversazione sottovoce.
Lionel fece un passo avanti < Avete sentito? Austin, cosa succede? > esclamò.
Claus aveva ancora la sua espressione impassibile < Probabilmente gli sarà passato un topolino sul piede, dai>
< Si sapeva che non era pronto > infierì Piers.
< Imbecilli, ci potrebbe essere un vagabondo indiavolato lì dentro! Potrebbe far del male a mio fratello! Dobbiamo intervenire! > esclamò concitato Lionel.
Cominciarono a camminare velocemente per il vialetto d’ ingresso, con Lionel in testa, pronto a menar le mani pur di tirare fuori suo fratello di lì.
< Veniamo a darti manforte, Austin! > annunciò fieramente Dennis, come se si stesse dirigendo verso una festa di compleanno.
< Dove … Dove mi trovo? Chi sei tu? > il ragazzino si guardava intorno, spaesato e allarmato dalle luci che martellavano le finestre della parete alla sua sinistra.
< Come sei arrivato qui? Che diamine avevi intenzione di fare? > urlò Austin in preda alla tensione.
< Che posto è? Dov’è casa mia? E quanti siete, chi è che sta venendo a “darti manforte” ?  >
Troppe domande. Austin era forse più confuso di quel ragazzino spuntato dal pavimento, e stava agitando le braccia per attirare l’ attenzione dei suoi compagni.
Quell’ altro agitò le mani come per dire, anzi supplicare “ non farlo! “ , in ginocchio sulle coperte.
Afferrò il suo zainetto con tutta la forza che aveva e se lo premette stretto contro il petto.
Seppure allarmato, aveva un’ espressione di fuoco negli occhi, come a dire, torcetemi un capello e morirete.
Lionel si fiondò dentro, immediatamente seguito dai suoi compari, e tutto quello che videro, puntando le torce fu un ragazzino schermarsi gli occhi con una mano, abbarbicato al suo zaino.
< Ti sei messo a urlare come una sgualdrinella solo perché hai visto un moccioso? > Claus fulminò Austin con lo sguardo.
< Questo non è il piccolo Heyotte > giudicò Piers, avvicinandosi e puntando la luce negli occhi a quel bambino.
Lionel afferrò Austin da dietro le spalle, facendo il protettivo. Austin stava ancora ansimando, e si vedeva il petto gonfiarsi e sgonfiarsi mentre tentava di riacquistare la velocità respiratoria normale.
< Ehi, tu, come ti chiami? > chiamò Dennis, in direzione del bambino.
< Teddy! Non so dove sono! Chi siete? >
< Oh, hai perso il tuo orsacchiotto, piccolo Teddy? > mormorò Mortimer, cercando di imitare la voce di una ragazzina, poi sghignazzò.
< Cosa vuol dire che non sai dove ti trovi? > chiese Lionel, sicuramente il più sensibile di tutti loro.
< Esattamente quello che ho detto. Non ne ho idea. Ditemi chi siete. Ditemi dove mi         trovo > .
< Bound Street di Ambassador, in … bè, una casa … pensavamo fosse abbandonata …> esitò Austin.
< Almeno l’ anno lo sai? > lo prese in giro Mortimer.
< Ovviamente > rispose Teddy senza il minimo accenno di esitazione < Ab Urbe Condita duemilasettecentosessantotto >.
Il sorrisetto beffardo di Mortimer svanì in una smorfia di rabbia trattenuta < Che fai, ci prendi in giro? Non azzardarti >.
Claus fece un cenno al gigante e al modello, e loro due si divisero. Piers si avventò sul ragazzino, tenendolo stretto a sé per le braccia, mentre Dennis gli sfilò lo zaino dalle grinfie, lo aprì, e riversò l’ intero contenuto per terra.
< NON POTETE FARLO! > tuonò Teddy con tutta la voce che aveva in gola, tentando di divincolarsi dalla presa di wrestling di Piers.
< Fai stare zitto questo moccioso! > esclamò Claus, e Piers, come comandato, gli coprì la bocca con una mano.
Claus, Dennis e Mortimer, con l’ ausilio delle torce, Mortimer ce l’ aveva fra i denti, esaminarono il contenuto dello zaino.
< Questo è un libro. Saranno almeno mille pagine. Avesta, raccolta delle cinque Gatha > sillabò Dennis in tono canzonatorio.
< Che diavolo è ? > chiese Claus, facendo gesto a Piers di scoprire la bocca di Teddy.
< Non conoscete il Sacro libro dell’ Avesta? E’ una raccolta delle cinque Gatha di Zoroastro. La mia famiglia è devota al Mazdeismo >.
Lo guardarono tutti perplesso, ma Lionel e Austin con un po’ di timore in corpo.
< Quella religione non esiste. Dennis, getta via quel libro > ordinò Claus.
< Come osate? Quello è un libro sacro! > esclamò Teddy, al che Claus gli afferrò la mandibola nel palmo di una mano, tirandolo verso di sé < Stammi bene a sentire, piccolo insulso membro di una setta di sciroccati di campagna, ora ci lasci guardare quel che possiedi qui, e non fiaterai se non quando sarai interpellato. Mi sono spiegato? >. Teddy aveva capito l’ antifona, e tentò di annuire, così Claus lo lasciò andare, di nuovo fra le braccia di Piers.
Lionel trasalì, portandosi indietro anche Austin. Non aveva mai visto Claus prendersela in quel modo con un bambino. Cominciava a preoccuparsi. Per di più, quel ragazzino gli trasmetteva una strana sensazione, come se credesse in tutto quel che diceva. Che non sapeva dov’ era, e che era Mazdiano. Per davvero.
Per non parlare di come aveva risposto alla domanda sull’ anno in cui erano.
Dennis prese in mano un gingillo simile a un accendino. Se lo rigirò fra le mani, avvicinandolo agli occhi e studiandolo per bene. C’ era una levetta. Ci premette il dito. Ne uscì un fascio di luce laser, dritto e preciso.
< Un giocattolino laser. Figo >.
< Dammi qua > disse Claus, e Dennis glielo lanciò fra le mani. Quell’ aggeggio sembrava molto più complicato di un puntatore laser giocattolo, agli occhi di Claus. Diabolico, ma non un ingenuo. Il che peggiorava la situazione per Teddy.
Ancora una volta, Claus prese di forza il ragazzino, e lo costrinse a inginocchiarsi a terra, facendo segno a Piers di tenerlo stretto per la nuca. Teddy chiuse gli occhi per un momento. Avrebbe potuto scoppiare a piangere da un momento all’ altro.
< Ora io faccio le domande, e tu rispondi > ordinò Claus. E gli mostrò il gingillo laser.
< Suturatore di ferite laser portatile > gemette Teddy.
< Questi dischi? > sibilò Claus; < Dischi in formato archival da trecento gigabyte >.
< Impossibile > gemette sottovoce Mortimer < un disco blu-ray arriva massimo a cinquanta gigabyte >.
< Queste bustine? > le sollevò Claus; < materiale per la mia stampante 3d >.
< Scusa? Come fai a possederne una? > chiese confuso Dennis. Poi si resero conto che nascosta ne buio c’ era veramente una stampante 3d vicino al letto che prima non c’ era.
< Ma in che mondo vivete? > gemette Teddy, che forse avrebbe voluto solo gemere nella sua mente, sollevando lo sguardo a farsi fulminare da Claus.
< C’è un cellulare. E’ il più strano che abbia mai visto > disse Mortimer.
< Quanti giga ha? > chiese Claus; < Cinquanta >.
I quattro balordi si guardarono tutti negli occhi per un momento, attoniti.
< Mi prendi in giro? > sussurrò incredulo Mortimer. Nel frattempo i suoi occhi brillavano dall’ eccitazione, perchè lui era un gamer e vedere meraviglie elettroniche lo interessava molto.
< Questa è una specie di console per videogiochi? > ; > No, è un congegno… > Teddy esitò a dirlo < per rendere una persona invisibile >.
< Ehi, ma lo hai capito o no che noi le bugie non le vogliamo? > esclamò Piers, sempre più confuso e frastornato.
Dennis cominciò a sfogliare una rivista, e sbiancò in viso. < Ragazzi, venite subito a vedere. Ossignore >.
Subito venne accerchiato dai curiosi. La rivista parlava di videogiochi, e aveva immagini che si muovevano da sole, e delle scritte che apparivano e scomparivano nel nulla, un po’ c’ erano, un po’ no. Si poteva decidere con la pressione del dito, se visualizzare quel paragrafetto oppure no. Sopra c’ era scritto un avviso di spoiler. Un particolare segreto di una scena di gioco.
E poi si rigirarono fra le mani una specie di I-pod. Ma gli auricolari parevano dei bottoni bianchi, senza i fili.
< Ma bravo il nostro piccolo Teddy. Hai rotto il tuo I-pod > disse Tobias. < Non è rotto. Sono auricolari wireless > comprese Claus.
< Almeno questo sembra un normale pc > disse Dennis < A parte questa roba tubolare appiccicata dietro >.
< E’ un computer quantico con un proiettore olografico collegato > lo descrisse meglio Teddy.
< Ma deve valere migliaia di dollari! > esclamò meravigliato Lionel, ancora a “ distanza di sicurezza “ insieme ad Austin. Poi gli venne in mente che avrebbe anche potuto risparmiarsi di dirlo. Sentiva il cervello diabolico di Claus che cominciava a far girare gli ingranaggi. E vedeva uno sguardo d’ intesa fra lui e Mortimer.
< Questo è un Ipad. Non ci possiamo sbagliare > disse Mortimer < Poco ma sicuro >.
< Vi prego, non distruggetelo. Mi serve per la scuola. Ci sono i miei ebooks là dentro > gemette Teddy.
< Questo affare è pesante > bofonchiò Dennis, sollevando una piattaforma con due incavi a forma di piedi alle due estremità. < E’ per il mio guardaroba! Vi prego … >
< Di che diamine parli? > sibilò Claus, con la voce vicina a un ruggito stizzito.
< Ma sì, vi dico! I miei indumenti sono registrati lì dentro, e una volta selezionati, si materializzano automaticamente sul corpo. Semplice nanotecnologia >.
< Il visore. Spiega questo visore > ordinò Claus, mostrandogli davanti agli occhi una specie di paio di occhialoni da sci.
< Per mandare sms col pensiero. Non capisco … Dovreste conoscere queste cose …> rispose Teddy, sempre più allarmato.
< Oh- mio- Dio! > si eccitò Mortimer, a bocca aperta, sollevando una specie di snowboard.
< Il mio maglev – board. Levitazione magnetica > lo descrisse tristemente Teddy, guardandolo come se sapesse che da quel momento poteva dirgli addio.
< Notevole …>disse Dennis, analizzando una scatoletta nera di forma cubica < E questa specie di console? Un’ evoluzione del game-cube, magari? >.
< NO! > esclamò Teddy, gli occhi sgranati in una smorfia di terrore.
< … Tenere fuori dalla portata dei bambini > Claus cominciò a leggere la scritta sul riquadro evidenziato in giallo < Quanti anni hai, piccolo Teddy? >
< Ne ho quattordici >
< E perché possiedi una scatola con un’ avvertenza di questo genere accompagnata da un teschio? Non te l’ ha detto il paparino, di non rubacchiare fra le sue cose? >
Claus gli rivolse un sorrisetto ampio e diabolico. Semplicemente diabolico, pensò Lionel.
Teddy assunse un’ espressione viola di rabbia e determinata, cosa che sotto sotto impressionò Claus.
< Funziona a comando vocale. Se mi torcerete anche solo un capello … Se volete pestarmi a morte, non ce la farete a compiere il vostro crimine, perché quegli … sciami robotici … Vi mangeranno vivi. Sono come i piranha. Solo che agiscono a livello molecolare. Sparireste in una nuvola nera, centimetro dopo centimetro. Non rimarrebbe nemmeno la cenere per seppellirvi degnamente >.
Dennis abbassò il cubo nero fino a terra, delicatamente, molto molto delicatamente, bianco come un fantasma in faccia. Il suo compare Piers e Lionel si allontanarono, guardandosi intontiti.
Lionel si rese conto che Austin stava cominciando a tremare sotto le sue mani, quindi gli accarezzò delicatamente i capelli, e la fronte. < C’è un ragazzino di soli tredici anni, qui. E vorrei che si addormentasse tranquillo questa notte > disse Lionel, per la prima volta dopo l’ interrogatorio, rivolto a Teddy, che si voltò verso di lui. La voce di Lionel si portava dietro un tono di malcelata esasperazione.
Davanti a Teddy era rimasto Claus, imperterrito e per nulla impressionato dalla drammatica e inquietante frase detta con un fil di voce sugli sciami robotici. Al suo fianco c’ era Mortimer.
I due si misero a sussurrare, e Claus annuì.
< Piers,Dennis, trovatemi del nastro adesivo. Ora faremo tacere il nostro piccolo amichetto Teddy Bear mentre la squadra si riunisce >.

4
Casa degli orrori di Bound Street, Ambassador, 13 Ottobre
Non avevano trovato del nastro adesivo vero e proprio, ma solo dello scotch che Claus usò personalmente per tappare la bocca di Teddy, e delle cordicelle con le quali Piers e Dennis legarono mani e piedi del ragazzino.
Poi la squadra di Claus aveva cominciato a discutere sul da farsi.
< Non ho mai visto nulla del genere. Quegli oggetti non dovrebbero esistere > sussurrò Piers.
< E’ evidente che la sua famiglia è ricca sfondata. Magari sono tutti prototipi > replicò Mortimer.
< Ma a voi non sembra fin troppo strano? Avete sentito? Pensa che siamo nel duemilasettecentosessantotto. Fa parte di una setta di quel Zoroastro > disse Dennis.
< Non vi permetterò di farvi intimorire da un mocciosetto di quattordici anni. Quello che dice è irrilevante. Non possiamo lasciarlo andare. Dobbiamo sfruttare questa opportunità. Io dico di portarlo via da qui, e tenerlo a bada per un po’ > disse Claus. Mortimer annuì prontamente.
< Vorresti che rapissimo un ragazzino di poco più grande di Austin?! > sbottò Lionel, sempre più esasperato e sul punto di perdere la pazienza.
< Nessuno saprò che siamo stati noi. Quando cominceranno a cercarlo, scoveremo il numero di telefono e camufferemo la voce. Chiederemo un riscatto. E intanto proveremo un po’ di quei gingilli la’ dietro. E poi lo abbiamo trovato da solo. Penseranno a una fuga volontaria prima di tutto > disse Claus guardandolo ferocemente negli occhi.
< Che cosa ho fatto? > gemette Austin, mettendosi le mani fra i capelli < Vi ho guidati io qui dentro! Che guaio ho combinato! > .
< Non avrai trovato i fratelli Heyotte, ma ci hai regalato un vero e proprio tesoro, un piccolo orsacchiotto di peluche che ci farà diventare ricchi. Gli faremo registrare la voce, e gli faremo tenere la bocca chiusa sulle nostre identità, una volta tornato dai suoi genitori, perché noi prenderemo possesso dei suoi sciami robotici, e lo minacceremo con quelli dovesse solo pensare di raccontare qualcosa su di noi >sibilò Claus < Quindi, benvenuto fra noi, Austin. Ora non puoi più tirarti indietro. E nemmeno tu, Lionel >.
< E’ troppo rischioso, Claus. E mi … Ci stai spaventando > sospirò Lionel, esausto per la tensione.
< Invece è perfetto. E voi due farete la vostra parte >
< Come? > chiese Lionel.

 < Voi due siete gli unici ad avere una soffitta sopra casa vostra.                                             Lo nasconderemo da voi >
< Non se ne parla > sibilò Lionel, con lo sguardo che brillava di rabbia.
< Se non lo farete aizzerò gli sciami robotici contro di voi. E ci saranno altri due fratelli da cercare in giro per Ambassador e dintorni. Peccato che sarà una lunga, difficile ricerca, senza lieto fine >.
Lionel fremeva di rabbia, mentre premeva le mani sulle orecchie di Austin, come se non avesse sentito tutto.
< Ti credevo un amico! Un compagno di squadra! >
< Non ci sono amici ora. Ci sono solo quelli che fanno quel che devono fare, e quelli che decidono, a loro rischio e pericolo, di essere di intralcio >.
Pur trovandola un’ idea abbastanza folle, gli altri avevano ascoltato le stesse minacce, e sapevano che se avessero deciso di tirarsi indietro, Claus non li avrebbe lasciati andare. Mortimer sembrava aver architettato tutto.
Se davvero Claus avesse costretto Teddy a registrare la sua voce, avrebbe avuto il pieno dominio delle loro vite. Dennis non sorrrideva più, mentre osservava il giovane Teddy, anzi, grazie a lui continuava a immaginarsi sciami di api robotiche che lo divoravano, centimetro dopo centimetro, osservando il suo corpo dissolversi in atroci dolori, aspettando che arrivassero al cuore, o al cervello.
Claus gli prese il mento con una mano, e lo fece voltare di nuovo verso il gruppo < Presto inizieremo una nuova vita. Vi sto offrendo un’ opportunità che non potete rifiutare > .
< Conosco una scorciatoia che può fare al caso nostro. Potremo portarlo a casa loro indisturbati, poi sarà affar loro > disse Piers.
< Mettetevi in testa che adesso è affare di tutti noi. Dobbiamo svolgere tutto alla perfezione > disse Claus
< Ora ci faremo dire la frase magica, ma lo faremo lontano da quella scatoletta degli orrori, e la registreremo con questo … > tirò fuori un registratore < … Che guarda caso ho sfilato dalla sua tasca mentre veniva legato; quanto a voi, Goldsworth, mi raccomando, fatelo sentire come se fosse a casa sua, ma non fatelo scendere da quella soffitta. E se vi viene in mente di lasciarlo andare … bè, meglio per voi che non lo facciate >.
Lo slegarono, e gli tolsero lo scotch dalla bocca, e lui non emise nessun urlo. Quindi, una volta fuori, dietro quella casa abbandonata, e lontano abbastanza dalla scatola dei piranha robotici, Claus lo costrinse a registrare la frase di attivazione degli sciami robotici. Ed era una frase in latino “ Tu quoque brute fili mi “.

   

Leave a comment